La notte trascorsa alla Romita di Cesi ci ritempra nelle forze. Dopo aver celebrato le Lodi, prima di congedarci da fra Bernardino e dall'eremo, ci portiamo sul balcone panoramico poco sotto la Romita per contemplare verso Portaria e Acquasparta la vallata sottostante alla luce del mattino.
Il borgo di Portaria.
Il chiostrino della Romita di Cesi.
Le nostre ultime parole con Fra Bernardino.
Il complesso della Romita di Cesi.
Il borgo di Macerino.
La chiesa di Fogliano…
… con il relativo borgo, purtroppo privo di esercizi.
La chiesetta di Rapicciano.
L'antica torre in località Mogliano.
Il località Crocemaroggia sbuchiamo sulla trafficata strada statale che conduce a Spoleto. Per evitare il traffico attraversiamo l'abitato di S. Giovanni di Baiano dove troviamo il primo bar della giornata e ci concediamo una pausa.
Prima di Spoleto lasciamo la strada statale e saliamo a Collerisana, da dove si scende verso l'ospedale di Spoleto.
In vista di Spoleto.
Arrivati a Spoleto ci attende un'ultima salita: quella al Colle dei Cappuccini dove trascorreremo la notte.
A Spoleto si ricorda il famoso sogno delle armi di S. Francesco. Racconta Tommaso da Celeno: "Subito dopo gli appare in visione uno splendido palazzo, in cui scorge armi di ogni specie e una bellissima sposa. Nel sonno Francesco si sente chiamare per nome e lusingare con la promessa di tutti quei beni.
Allora, tenta di arruolarsi per la Puglia e fa ricchi preparativi nella speranza di essere presto insignito del grado di cavaliere. Il suo spirito mondano gli suggeriva una interpretazione mondana della visione, mentre ben più nobile era quella nascosta nei tesori della sapienza di Dio.
E infatti un’altra notte, mentre dorme, sente di nuovo una voce, che gli chiede premurosa dove intenda recarsi. Francesco espone il suo proposito, e dice di volersi recare in Puglia per combattere. Ma la voce insiste e gli domanda chi ritiene possa essergli più utile, il servo o il padrone.
“Il padrone”, risponde Francesco.
“E allora – riprende la voce – perché cerchi il servo in luogo del padrone?”
E Francesco: “Cosa vuoi che io faccia, o Signore?”
“Ritorna – gli risponde il Signore – alla tua terra natale, perché per opera mia si adempirà spiritualmente la tua visione”. Ritornò senza indugio, fatto ormai modello di obbedienza e trasformato col rinnegamento della sua volontà."
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