martedì 29 giugno 2021

BECCO DI FILADONNA (m. 2.150) - BIVACCO VIGOLANA (m. 2.030)

In una caldissima giornata salgo con Fabio (che arriva direttamente da una notte di lavoro in fabbrica) al Becco di Filadonna e al Bivacco Vigolana. Parcheggiamo e iniziamo la nostra escursione dal Ponte delle Zente (m. 1.100) presso il Valico della Fricca (TN) dove imbocchiamo il sentiero n. 439 che poi si congiunge a quota m. 2000 al sentiero delle Creste (n. 425) che sale dal Cornetto di Folgaria. Straordinario il panorama e la visuale a 360° dalla cima del  Becco di Filadonna. Da qui decidiamo di visitare l'avveniristico Bivacco Vigolana da dove anche scendiamo per il sentiero n. 444 chiudendo uno straordinario anello ritornando al Valico della Fricca.



Il Becco di Filadonna dal Ponte delle Zente (Passo della Fricca)

Ponte delle Zente: parcheggio e partenza

ILungo il sentiero n. 439









Sullo sfondo la Valdastico


Il Becco di Filadonna

La Valsugana

La Valdastico





La Valsugana

La Valdastico



Località Prolongò







Il sentiero delle Creste


Verso la Valdadige








Sotto il Passo della Fricca

Il Cornetto di Folgaria


Verso la Valdastico




L'ultima salita al Becco di Filadonna

La Valsugana e l'Altopiano

Verso la Valdastico

Il Cornetto e le Creste



Bus de le Sole: dove sale il sentiero del Rif. Casarota




Sullo sfondo la Vigolana

Verso la Valdadige

In basso il lago di Caldonazzo

Il Becco di Filadonna


Il Becco di Filadonna

La Valsugana

Bocca di Val Larga




Sentiero n. 425 verso il Bivacco Vigolana







Il Bivacco Vigolana con la Madonnina



Il panorama del Bivacco Vigolana

L'interno del Bivacco Vigolana






Il Bivacco Vigolana

La Valsugana

Il Becco di Filadonna







La discesa sul sentiero n. 444


Alcuni tratti attrezzati sul sentiero n. 444




Verso il Bivacco Vigolana







Un cartello dice che sentiero n. 444 è inagibile per la tempesta Vaia.
In realtà il sentiero è percorribile e gli alberi caduti sono stati rimossi.











Il parcheggio al Ponte delle Zente

km percorsi 15,51

Dislivello m. 1317


LA LEGGENDA DEL BECCO DI FILADONNA

Anticamente il Becco di Filadonna era un monte guardato con grande diffidenza e con un certo qual terrore. Sul fianco esisteva una capanna fatta con rozzi sassi, abitata da un gigante e da sua moglie. La donna occupava il suo tempo nel filare la lana che il gigante le recava da Folgaria e dai paesi sul fianco del monte. Ogni volta però, la donna restituiva meno lana filata di quella che le era stata consegnata, senza che i danneggiati osassero protestare per la gran paura.
Un giorno una povera vedova con un bambino pensava che con la lana bianchissima del suo agnellino avrebbe potuto fare un paio di soffici calzoncini, un corpettino o un berretto. Così tosata la lana la consegnò al gigante che la portò al monte per la filatura.
Quando il gigante riportò il pacchetto alla vedova, questa gli consegnò il denaro stentatamente guadagnato e il gigante se ne tornò alla sua capanna.
Se non che, quando la donna aprì il pacchetto, vi trovò lana appena sufficiente a preparare sì e no un berrettino. Vistasi così derubata, la povera vedova usciva sulla via urlando, con le braccia rivolte al cielo e invocando sul gigante e sulla sua cattiva moglie i castighi del cielo e su se stessa l’aiuto di tutti i Santi. Subito si oscurò il cielo ed un tuono spaventoso risuonò nelle vicinanze, rimbombando sulle montagne circostanti.
Da quel giorno il gigante non fu più veduto in paese, ma per vario tempo nessuno s’arrischiava a
salire sul monte per rendersi conto di ciò che era successo. Finalmente alcuni dei più coraggiosi tentarono di scoprire l’arcano.
Saliti sul fianco del monte, al posto della capanna trovarono dei sassi sparsi qua e là e, alzati gli occhi verso la vetta, videro due figure di pietra sul lato nord della montagna.
Erano il gigante e la moglie, trasformati in due statue poste come su una grande mensola, perché́ fossero visibili a grande distanza, per ricordare ad ognuno che chi deruba le vedove e gli orfani può̀ aspettarsi che la pazienza di Dio ha un limite e, ad un certo punto, scoppia in terribili, immediati castighi.