In una caldissima giornata salgo con Fabio (che arriva direttamente da una notte di lavoro in fabbrica) al Becco di Filadonna e al Bivacco Vigolana. Parcheggiamo e iniziamo la nostra escursione dal Ponte delle Zente (m. 1.100) presso il Valico della Fricca (TN) dove imbocchiamo il sentiero n. 439 che poi si congiunge a quota m. 2000 al sentiero delle Creste (n. 425) che sale dal Cornetto di Folgaria. Straordinario il panorama e la visuale a 360° dalla cima del Becco di Filadonna. Da qui decidiamo di visitare l'avveniristico Bivacco Vigolana da dove anche scendiamo per il sentiero n. 444 chiudendo uno straordinario anello ritornando al Valico della Fricca.
Affido a questo blog le foto e qualche semplice commento di cammini ed escursioni che ho avuto la fortuna di percorrere in questi ultimi tempi assieme a fratelli ed amici. Non mi importa di lasciare impronte nella neve, nel fango, nell'erba, nella rugiada, nella terra, nel muschio… So che tutto passa. Vorrei solo che ogni passo, ogni cammino suscitasse in me il desiderio di andare sempre oltre, per ubbidire a quella voce segreta che mi dice: "più in là, più in là…"
martedì 29 giugno 2021
BECCO DI FILADONNA (m. 2.150) - BIVACCO VIGOLANA (m. 2.030)
Il Becco di Filadonna dal Ponte delle Zente (Passo della Fricca)
Ponte delle Zente: parcheggio e partenza
ILungo il sentiero n. 439
Sullo sfondo la Valdastico
Il Becco di Filadonna
La Valsugana
La Valdastico
La Valsugana
La Valdastico
Località Prolongò
Il sentiero delle Creste
Sotto il Passo della Fricca
Il Cornetto di Folgaria
Verso la Valdastico
L'ultima salita al Becco di Filadonna
La Valsugana e l'Altopiano
Verso la Valdastico
Il Cornetto e le Creste
Bus de le Sole: dove sale il sentiero del Rif. Casarota
Sullo sfondo la Vigolana
Verso la Valdadige
In basso il lago di Caldonazzo
Il Becco di Filadonna
La Valsugana
Bocca di Val Larga
Sentiero n. 425 verso il Bivacco Vigolana
Il Bivacco Vigolana con la Madonnina
Il panorama del Bivacco Vigolana
L'interno del Bivacco Vigolana
Il Bivacco Vigolana
La Valsugana
Il Becco di Filadonna
La discesa sul sentiero n. 444
Alcuni tratti attrezzati sul sentiero n. 444
Verso il Bivacco Vigolana
Un cartello dice che sentiero n. 444 è inagibile per la tempesta Vaia.
In realtà il sentiero è percorribile e gli alberi caduti sono stati rimossi.
Il parcheggio al Ponte delle Zente
km percorsi 15,51
Dislivello m. 1317
LA LEGGENDA DEL BECCO DI FILADONNA
Anticamente il Becco di Filadonna era un monte guardato con grande diffidenza e con un certo qual terrore. Sul fianco esisteva una capanna fatta con rozzi sassi, abitata da un gigante e da sua moglie. La donna occupava il suo tempo nel filare la lana che il gigante le recava da Folgaria e dai paesi sul fianco del monte. Ogni volta però, la donna restituiva meno lana filata di quella che le era stata consegnata, senza che i danneggiati osassero protestare per la gran paura.
Un giorno una povera vedova con un bambino pensava che con la lana bianchissima del suo agnellino avrebbe potuto fare un paio di soffici calzoncini, un corpettino o un berretto. Così tosata la lana la consegnò al gigante che la portò al monte per la filatura.
Quando il gigante riportò il pacchetto alla vedova, questa gli consegnò il denaro stentatamente guadagnato e il gigante se ne tornò alla sua capanna.
Se non che, quando la donna aprì il pacchetto, vi trovò lana appena sufficiente a preparare sì e no un berrettino. Vistasi così derubata, la povera vedova usciva sulla via urlando, con le braccia rivolte al cielo e invocando sul gigante e sulla sua cattiva moglie i castighi del cielo e su se stessa l’aiuto di tutti i Santi. Subito si oscurò il cielo ed un tuono spaventoso risuonò nelle vicinanze, rimbombando sulle montagne circostanti.
Da quel giorno il gigante non fu più veduto in paese, ma per vario tempo nessuno s’arrischiava a
salire sul monte per rendersi conto di ciò che era successo. Finalmente alcuni dei più coraggiosi tentarono di scoprire l’arcano.
Saliti sul fianco del monte, al posto della capanna trovarono dei sassi sparsi qua e là e, alzati gli occhi verso la vetta, videro due figure di pietra sul lato nord della montagna.
Erano il gigante e la moglie, trasformati in due statue poste come su una grande mensola, perché́ fossero visibili a grande distanza, per ricordare ad ognuno che chi deruba le vedove e gli orfani può̀ aspettarsi che la pazienza di Dio ha un limite e, ad un certo punto, scoppia in terribili, immediati castighi.
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