Signore, fa di me
uno strumento della Tua Pace:
Dove è odio, fa ch'io porti l'Amore,
Dove è offesa, ch'io porti il Perdono,
Dove è discordia, ch'io porti l'Unione,
Dove è dubbio, ch'io porti la Fede,
Dove è errore, ch'io porti la Verità,
Dove è disperazione, ch'io porti la Speranza,
Dove è tristezza, ch'io porti la Gioia,
Dove sono le tenebre, ch'io porti la Luce.
Maestro, fa che io non cerchi tanto
Ad esser consolato, quanto a consolare;
Ad essere compreso, quanto a comprendere;
Ad essere amato, quanto ad amare.
Poiché, così è:
Dando, che si riceve;
Perdonando, che si è perdonati;
Morendo, che si risuscita a Vita Eterna.
La notte presso il freddo ostello di Città di Castello è trascorsa tranquillamente e ho potuto riposare bene. Al mattino mi avvio presto sapendo di avere una tappa piuttosto lunga la quale mi porterà a Pietralunga senza trovare nessun paese. Esco dalla città in direzione sud fino al grande convento un tempo dei francescani zoccolanti. Da qui prendo in direzione di Baucca.
Un timido sole mi da il buon giorno in una giornata non particolarmente fredda.
La strada d'asfalto, poco trafficata, sale dolcemente sempre con buone indicazioni.
La strada procede parallela al corso del torrente Soaria il quale in località Sasso forma delle belle cascatelle.
Un paio di km più avanti in località Battifossi le indicazioni mi mandano a destra su una strada bianca che prima di salire su silenziose colline mi fa guadare il torrente Soara. Mi devo togliere scarpe e calzini perché non c'è modo di attraversarlo senza bagnarsi.
Il cammino procede in una zona solitaria e poco abitata, in continui saliscendi, con panorami e scorci sempre nuovi.
Il silenzio, la solitudine e il contatto con una natura ancora imbrigliata dall'inverno mi danno un grande senso di pace.
Verso la Valtiberina.
Località Candeggio
Cammino a lungo sempre attorno ai 500/600 m. di altezza senza incontrare anima viva e abitazioni.
Quando la strada inizia a scendere sono oramai nei pressi di della Pieve di Saddi.
Ecco l'antica Pieve di Saddi. "Saddi" sembra essere la contrazione di "Santi". E' un'antichissima testimonianza delle prime comunità cristiane dell'alto Tevere presenti già nel sec. III in queste zone collinose per riparare dalle zone più paludose e malsane vicine al fiume Tevere.
Pieve dei "Santi" perché qui vissero tre santi: san Crescenziano, san Florido vescovo (padrono di Città di Castello) e sant'Amanzio, suo presbitero.
Anche in questo meraviglioso luogo non incontro nessuno e quindi riesco a mantenere il silenzio.
Nella chiesa un tempo erano conservate quella che veniva chiamata la "costola del drago" (forse un osso di dinosauro) e la calotta cranica di san Crescenziano. Entrambe ora sono conservate nel museo della cattedrale di Città di Castello.
Dalla Pieve la strada prima scende per poi risalire e ridiscendere nuovamente ora verso Pietralunga. Qui faccio l'unico incontro della mia giornata: il postino, il quale si ferma meravigliato a chiedermi se volessi un passaggio. Rivelando il mio stato di pellegrino mi confida che in qualsiasi altro anno in questa stessa stagione non avrei potuto percorrere quelle strade a causa della neve. Buon per me!
Oramai sono nei pressi di Pietralunga.
Ecco la cittadina di Pietralunga: un borgo medioevale a 556 m. di altitudine, cinto da mura e raccolto attorno ad una rocca longobarda del VIII sec.
Con grande cuore Don Salvatore mi apre le porte dell'ostello per i pellegrini che ufficialmente è utilizzabile solo dopo la festa di Pasqua. Nella Pieve di Santa Maria partecipo alla S. Messa serale a conclusione di una bella giornata ricca di silenzio, dono fecondo per il corpo e l'anima.
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